“Lascia ch’io pianga
mia cruda sorte
e che sospiri la Libertà…”
(G.F. Handel, Rinaldo, aria del secondo atto)

 

 

Cantavano ricordi
scendendo tremanti
dai foschi carri
di treni mostruosi
che ansimavano odio
promettendo sciagure.
E quel canto aleggiava insistente
vincendo la nebbia d’autunno
che tutto avvolgeva
come un grande fantasma.

 

Invano aguzzini implacabili
latrando nel fango
con i loro cani senz’anima
tramavano nuovi tormenti
riducendo la vita
a un numero impresso
su braccia innocenti
che iniziava da zero
e presto a zero sarebbe tornato
come falce inesorabile
per mietere silenzi.

 

Ma nulla arrestava quel canto,
sussurro potente di luce
sulla cecità dei carnefici
distruttori di corpi
ma non dello Spirito.
In alto volava,
colomba lieve e regale,
piumata messaggera
di dignità offese.
Si librava solenne
sulle corone di spine
dei reticolati dell’odio,
sui flagelli assetati
di sangue innocente,
sulle fredde baracche
livide di lamenti,
sulle ciminiere che instancabili
vomitavano coriandoli di morte
in un orrendo carnevale del Male.
Superava il tormento grigio della terra
in cerca d’azzurro
ed era come un coro a più voci,
dove il brusio del quotidiano parlare
s’intrecciava con l’allegria rumorosa
di bimbi giocosi, in contrappunto
con i primi sospiri d’amore
di adolescenti sognanti.

 

E quel coro, salendo,
diveniva sempre più sacro,
mentre le nubi di piombo
si aprivano a nuove purezze
finché il cielo su Auschwitz
era una cattedrale stellata
dove le anime affrante
ritrovavano l’Eternità.

 

Luigi Adamo
Firenze

 

 

Leave a Reply



...andiamo lì dove nulla aspetta
e troviamo tutto ciò che sta aspettando.


Pablo Neruda, Ricorderai.



Email: ulderico36@gmail.com