( Ludwig van Beethoven e la nona sinfonia )

Scende la sera,
grigio presagio
d’oscuri brividi notturni,
e tu, Ludwig, ti aggiri lungo il fiume,
cupo viandante senza meta,
solitario e smarrito,
prigioniero a vita
nella cella ovattata
del tuo immobile silenzio.

Dinanzi a te il Danubio,
profondo, placido e senza tempo.
Vai cercando, inquieto,
armonie di fragile cristallo
nella notte stellata
che accarezza l’anima del fiume,
ma i racconti delle acque,
che un tempo furono la tua musica,
ora sono messaggi muti.
Scorrono inerti
fra le sponde della tua malinconia,
che ha voce potente,
ma echeggia sotto i ponti indifferenti
come freddi inchini lunari
intrisi di immobile eternità,
e a te è negato ogni ascolto.

Altre acque della memoria
ti scorrono dentro impetuose,
e tu cerchi di interrogarle
per carpirne almeno un liquido suono,
uno solo, un segno,
a ricordarti che ancora esisti.
Ma Eraclito crudele e inesorabile
non concede che la tua mano
si tuffi due volte nella stessa acqua.
Il Passato è perduto,
il Presente è silenzio,
il Futuro è una vuota Chimera.

Un segreto furore, allora, ti assale, improvviso.
Pensi a chi fosti,
pensi agli inchini dei re
soggiogati dalla libera forza
della tua musica,
pensi al plauso entusiasta
di chi, misero e derelitto,
rendevi gigante
con le eroiche note
delle tue sinfonie,
pensi ai volti sensuali e infuocati,
scolpiti nel prezioso corallo dei ricordi,
delle giovani donne
rapite e adoranti
dinanzi alla passione veemente
delle tue sonate,
pensi alla gloria, ai trionfi, alla fama :
pensi, pensi, e pensi …
Poi, con ira sempre crescente,
vai, corri, inquieta ombra nella sera,
cercando di strappare dal tuo orecchio
la spina del dolore che ti annienta,
mentre un’oscura caligine
che tutto nasconde
emerge lenta dal fiume
e ti avvinghia inesorabile
con l’insidia silenziosa
dei suoi tentacoli
che trascinano all’oblio.

Invano cerchi di opporti,
invano cerchi di scuoterti,
invano cerchi di contrastare,
impavido Ulisse,
le crudeli Sirene del silenzio.
Lotti senza tregua
come un Titano incatenato,
ed infine, ti abbandoni sconfitto
sulla sponda del fiume,
naufragando
in una tetra notte senza sogni,
dove ti perdi
lentamente nel nulla.

Ma quando tutto, ormai,
sta divenendo un folle viaggio
senza ritorno,
il richiamo dell’alba
ti coglie di sorpresa
con repentini squilli di luce.
Il fiume al primo sole
è un pentagramma
di note luccicanti
e si riempie d’incantevoli cigni
che ti osservano con flessuoso,
invitante stupore.
Avverti un vago profumo di primavera ;
la rugiada lenisce
le tue dita contratte,
mentre la prima brezza del mattino
è una carezza vitale
sulla tua fronte tormentata.
Stormi di esili aironi
disegnano candidi voli
sullo specchio delle acque
e il loro piumato volteggio
è un invito a riscoprire il cielo
dopo l’atrocità delle tenebre.

Allora ti ergi nel sole,
ti abbandoni al respiro del Tutto,
lasci che la segreta anima delle cose
aliti dentro di te,
diffondendo in ogni tuo senso
una nuova armonia,
e d’improvviso il tuo corpo
si riempie di richiami,
di echi, di ritmi, di voci, di note,di suoni.
Il battito del tuo cuore
si fa musicale ;
il sangue nelle tue vene
è una melodia travolgente ;
l’acqua che avidamente assapori
dopo l’ansimante aridità della notte
è un liquido canto di vita
che inonda e rigenera
le più profonde radici
del tuo essere ;
l’aria profumata entra in te
come un flusso di note inarrestabile ;
le tue dita vibrano
come su una tastiera
sfiorando le prime rose del mattino ;
i colori sono tonalità
che convertono in musica
ogni tua emozione.

Il tuo dolore si ricompone e si tramuta
in una nuova forza innovatrice,
e tu, Ludwig, finalmente rinasci
e vinci il silenzio della tua sordità!
L’Universo canta in te
e ora tu sei la sua Musica,
in un grandioso contrappunto,
che la magia della tua anima
inizia a trasformare in sublime sinfonia.
Ne senti subito il richiamo,
ancora esile,incerto,lontano.
Dapprima suona nella tua mente
come un invito sacro,
per esplodere poi
in un vulcano di suoni imperiosi,
che invitano ad affrettarsi,
ad andare fiduciosi verso la Vita.

E tu allora cominci a correre, Ludwig,
finalmente libero e leggero,
incontro a quella Natura
che prima ti fu ostile
ed ora ti accoglie di nuovo
come un figlio prediletto
nel mistero del suo vibrante abbraccio.
E quell’amplesso è un’elegia di pace,
dove la guerra degli opposti si placa ;
dove il tragico veleno che corrompe,
lacera e divide ;
che fomenta l’odio e la guerra
di tutti contro tutti ;
che genera il male ;
che alimenta l’avidità del potere
e legittima il primato della cattiveria,
dell’avidità, dell’arroganza,
del disprezzo per il diverso :
ebbene, ora si trasforma in una nuova,
magica, pozione di vita,
che fluisce maestosa, purificando l’anima,
e sfocia infine
in un grande oceano di armonia,
dove risuona un cosmico,
perentorio richiamo,
che avvolge ed affratella ogni creatura
in un fremente inno alla Gioia.
Tutte le voci dell’Universo in coro
si raccolgono dentro di te
a cantare questa nuova Promessa.
E’ come un fiume impetuoso
dove infine, Ludwig, ti immergi,
uscendo dal Tempo
e divenendo immortale.

Luigi Adamo
Firenze, 24 Febbraio 2010

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