INTRODUZIONE

Questa poesia è stata scritta nella primavera del 1997, quando nel cielo dell’Europa occidentale comparve la cometa Hale-Bopp, che rimase visibile per qualche tempo, tutti i giorni, nelle ore serali. Lo straordinario fenomeno fu ampiamente descritto da tutti i “media” e molti scienziati lo studiarono approfonditamente.

Io ebbi occasione di “incontrarmi” personalmente con la cometa una sera di Aprile, al crepuscolo. Ero stato invitato a tenere una conferenza di Psicologia in un piccolo paese del Chianti, vicino a Firenze ; poichè ero arrivato in anticipo presso il Circolo dove si sarebbe svolto l’incontro, fermai la mia auto in un grande e panoramico spiazzato erboso, per rivedere i miei appunti, ma, subito, rimasi come affascinato dal suggestivo spettacolo della campagna del Chianti al tramonto. In quel momento c’era un profondo silenzio attorno a me : sentivo solo il sottile canto dei primi grilli, che riempiva di echi i campi circostanti, mentre una lieve brezza diffondeva i profumi della primavera ormai in fiore. Il cielo sopra di me era limpido e stellato ed in quella atmosfera mi sentivo calmo dentro e felice di aver lasciato dietro di me il frastuono della città ; anche il pensiero dell’imminente fatica della conferenza non mi toccava ormai più di tanto.

Decisi di scendere dall’auto per respirare profondamente quell’aria così benefica, quando, proprio in quel momento, alzando gli occhi al cielo, vidi sopra di me la Cometa : immobile, nitida, regale come una Principessa nel suo mantello, antica di millenni, eppure ancora così misteriosamente viva.

Fui preso da quella visione quasi di sorpresa e ne rimasi profondamente emozionato, come se quella meraviglia celeste avesse parlato al mio cuore, obbligandomi a ripensare al senso di tutta la mia vita.

Dopo la conferenza, tornando a casa, decisi che non potevo trascurare quell’intenso richiamo, per cui, appena rientrato, mi sedetti alla mia scrivania e cominciai subito a scrivere e ad esprimere, in forma poetica, tutte le riflessioni che l’incontro con la Cometa aveva suscitato nella mia immaginazione.

Ho dedicato questa mia fatica a tutte le persone che mi sono care, non solo familiari e amici, ma anche a tutti coloro che ho incontrato e seguito nella mia professione di Psicologo e di Professore di Psicologia e di Filosofia. Anche con essi vorrei condividere tutto l’entusiasmo e la speranza per un futuro migliore che la “mia” Cometa rivelò al mio cuore.

Non sono un poeta professionista, ma solo un uomo che, in una sera di primavera, si è entusiasmato e commosso dinanzi ad uno spettacolo che ha parlato profondamente alla sua anima.

COMETA

Infine sei tornata
a illuminare ancora una volta
la notte della mia storia
e a sfiorare con le tue dita di fata
le rughe profonde di questi secoli,
Principessa delle stelle,
che sorridi da sempre all’Eterno,
danzando frusciante fra gli astri immortali.
Sei giunta improvvisa
una sera colorata di viola :
cavalcavo, lento, verso il cielo
a spiare l’ultimo volo furtivo
d’una rondine solitaria
in cerca d’azzurro,
e i miei pensieri
brulicavano inquieti nell’aria,
come tante notturne
farfalle di malinconie,
quando, repentinamente,
il mio cuore si rivestì di seta antica
e si riempì di luci,
di campane perdute,
di gigli e di api,
ed avvertii che c’eri,
Amore mio millenario :
sentii il tuo profumo astrale
avvolgere tutti i miei sensi
e liberare la mia anima
dai pruni pungenti di mille inverni ;
e lo sentirono anche i rapaci della notte,
che, stanchi, d’un tratto,
di rovistare fra le ombre,
in cerca di prede tremanti,
provarono un fremito nuovo
e levarono, attoniti, in alto
i loro occhi freddi e crudeli,
rimanendo inondati di stelle.

Forse conosco il mistero del tuo ritorno
e delle tue preziose geometrie stellari,
mia divina Messaggera di vita :
tu possiedi e diffondi il sorriso
che rende fertile l’Universo,
perchè domini e vinci
la rigida legge del frammento fatale,
che, staccato dal Tutto,
può solo nascere e solo morire,
mentre tu, invece, percorri intera,
su cavalli di luce,
la magica sfera del Tempo,
e passi e ritorni,
con viaggio rotondo,
e nasci e sei antica,
e nulla mai perdi,
perchè tutto lasci.

Forse per questo sei qui nuovamente :
a svelare l’eterno segreto
del bacio che unisce
e del grido di gioia che accoglie
a questo mondo arrogante,
che, con lama tagliente
del pensiero superbo,
ha separato il Vecchio dal Bimbo,
spargendo veleno mortale
sul miele dei sogni.

Ora, infatti, giovani stanchi,
silenziosi cercatori di favole,
mi trafiggono l’anima
con le loro siringhe d’illusioni,
o scagliano pietre nella notte,
per mettere in fuga
le ombre del Nulla,
colpendomi dritto nel cuore,
mentre vecchi dai volti essiccati
come prugne staccate del ramo,
non riescono più a trovare
la magica parola che rinnova.
E ancora non svanisce
dal mio ricordo coronato di spine
il pianto dei bimbi di Auschwitz,
che già altri bimbi
si guardano intorno
con occhi sbarrati e piangenti,
e con i loro singhiozzi
di esili cerbiatti feriti,
fanno appassire di vergogna le rose,
mentre la rugiada diviene ruggine
sulle fredde lamiere uncinate
dei carri da guerra.

Ho paura di questo esausto Millennio,
dove la morte è solo morte,
dove i baci si lanciano al vento,
dove amare è noiosa fatica
e dove i divini usignoli
disegnano invano trilli preziosi
nelle sere ansimanti
di sordi frastuoni.

Ma forse tu osservi da sempre,
dall’abisso profondo
dei tuoi occhi siderei,
tutto questo disordine amaro,
e oggi ritorni a donarmi
l’armonia del Cerchio
che sconfigge la Morte,
rivestendo a festa la Vita.

Circonda, allora, il mio cuore
con la seta misteriosa
del tuo eterno manto stellare,
dove, paziente, hai raccolto,
da immortale Pescatrice di gioie nascoste,
le più preziose perle dell’Universo,
sfiorando leggera,
nel tuo viaggio infinito,
le conchiglie pulsanti di infinite galassie.
Donami l’abbraccio
che faccia rinascere
la mia anima sperduta di bimbo
coronata di favole eroiche,
con il berretto di piume
e la spada di legno,
per attendere intrepido
l’arrivo di nuovi Millenni.

E, mentre avido e insonne,
assaporo il tuo miele di Luna,
scorgo, stupito,
nell’alba che viene,
un passero accorto
che becca tranquillo
fra l’erba che nasce,
bevendo rugiada,
e, con piccoli salti d’argento,
s’inoltra nel folto,
seguendo, deciso,
un verde richiamo
di fragole antiche.

Luigi Adamo

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e troviamo tutto ciò che sta aspettando.


Pablo Neruda, Ricorderai.



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